Nick Drake
Saturday, March 04, 2006
  ODE TO ROLANDO



"Belle, di fronte al dio sono tutte le cose: ma gli uomini hanno giudicato alcune cose come ingiuste altre invece come giuste" ERACLITO



L'IDEA che un artista drammatico sia comunque superiore a uno che non lo è la ho sempre trovata un'idea spaventosa, razzista, romantica nel senso deteriore. Come a dire che spesso nel riso si aggira il dramma così non è viceversa, a meno che non sia riso involontario.

Roland Kirk per anni ha subito l'ingiusta accusa di essere un buffone, un clown che amava più stupire le platee che dire qualcosa di artisticamente valido.
Mi domando se certa gente ascolti ciò di cui poi parla o se si ferma ai propri pregiudizi.


Il caso Kirk (che oggi gode di una ampia rivalutazione ma che non è ancora stato collocato nel suo giusto posto nel pantheon degli artisti) è stato quello di uno dei più atroci, idioti fraintendimenti della storia della critica jazzistica e uno dei peggiori fenomeni di snobismo da parte dei musicisti.


Artista da strada, clown...intanto c'è da chiedersi se questi termini sono offensivi.
la dimensione musicale di Roland Kirk prevedeva le note e tutto ciò che ci sta intorno, come a dire che la musica va oltre l'esecuzione strumentale a necessita della dimensione scenografica, della dimensione dell'ambiente in cui si suona e si interagisce. in questo Kirk è stato modernissimo.

Ma per molti il problema Kirk è che, nonostante la sua enciclopedica erudizione musicale, la sua scientifica ricerca del suono, sia che provenisse da un sax (o nel suo caso da tre) o dal motore di un trattore, Kirk è....umano!!!

Kirk non vuole sembrare un musicista distaccato: quella del distacco è una delle grandi mitologie dell'Artista Puro. Se Kirk vuol essere distaccato non lo è mai stato in mezzo ad un pubblico (Kirk era uno degli artisti live più entusiasmanti mai esisititi); il rapporto sempre ludico con i presenti, ai quali distribuiva fischietti per eseguire "Here comes the whistleman", non era tanto un coup de teathre quanto la voglia di far comprendere quanto un'esibizione live non stà tra artista e pubblico separati dal palcoscenico-confine, ma che il totale è superiore alla somma degli addendi.

Mingus lo volle con sè perchè era uno strepitoso compendio della storia del sax da Gene Sedric a John Coltrane. Ma Kirk non è mai stato didattico in questo: il suo citazionismo pre-postmoderno prevedeva il rispetto dell'identità dell'artista citato e contemporaneamente l'espressione fisiologica dell'amore di Kirk per questi.


Roland Kirk non ha mai snobbato alcun genere di musica; tutto ciò che lo colpiva musicalmente-la melodia di una canzonetta, le nacchere, il rumore di un trapano-veniva fagocitato nella sua onnivora Sacca Musicale, come un bambino ingordo e beatamente con le dita nella Nutella.


C'è un vecchio documentario prodotto da Mike Hodges dove si alternano John Cage (alla ricerca del silenzio perfetto) e Roland dal vivo, o con dei bambini armati di flautini che lo seguono, o allo zoo a suonare per gli animali.

Verrebbe da dire che sono più interessanti le divagazioni di Cage, ora ironiche ora acide, piuttosto che il "fare" di Roland Kirk. Sembrerebbe ingenuo quel registratore con cui Kirk ha intrappolato dei rumori che poi accompagnerà
dal vivo al Ronnie Scott con i suoi tre sax.

Kirk sembra un povero ignorante. Invece io lo preferisco perchè non è ignorante. Kirk "fa", riuscendo dove Cage nel video fallisce. Cage constata l'inesistenza del silenzio in natura e si arrende a questa evidenza. Kirk non si pone il problema. Kirk sa che tutto è suono...e suona!!!!

Gioiosamente, creativamente, senza regole, limiti che non siano segnati dalla sua passione per ciò che sta eseguendo.


Una lezione di umiltà magistrale.
 
pensieri, riflessioni, sensazioni a partire dal grande artista di Tanword

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LAURAANTONELLI

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